“Dobbiamo mettere fine alla cultura dello scarto (…) Lo spreco alimentare contribuisce alla fame e ai cambiamenti climatici”
Così ci esortava Papa Francesco in un tweet del novembre del 2019. Oggi, dopo che la pandemia ha prodotto una crescita esponenziale delle persone che non riescono a far fronte all’acquisto di cibo e beni di prima necessità per sé e per le proprie famiglie, questa esortazione del Papa ha assunto un significato più profondamente vero. Di fronte ad una situazione così drammatica ci sentiamo impotenti e consapevoli della grande sproporzione tra quello che possiamo fare e le esigenze di chi ci sta accanto.
Come possiamo allora aiutare chi ha bisogno? Come possiamo implicarci concretamente ed efficacemente nella realtà condividendo i bisogni primari delle persone più indigenti? E’ evidente che non ci sono ricette o risposte precostituite a queste domande ma posso affermare con assoluta certezza che l’esperienza vissuta nei mesi in
cui mi sono implicato con chi ha da sempre portato avanti la necessità di dare una forma giuridica alla lotta allo spreco alimentare, mi ha insegnato che ogni singolo gesto può assumere un valore eccezionale non solo per la dignità che un atto di generosità verso gli altri ha in sé ma soprattutto quando si inserisce all’interno di una comunità, di una rete, di un insieme di persone, di associazioni e di enti che operano per il bene e che provano a rispondere alle esigenze di chi non ha nulla, di chi è realmente povero.
Per questa ragione l’idea che combattere lo spreco alimentare fosse giusto non solo come concetto generale per tutelare energie e biodiversità ma che potesse diventare, declinato in positivo, uno strumento efficace per contrastare concretamente la povertà, ha animato il mio impegno degli anni scorsi sino ad arrivare alla promulgazione della legge della regione Basilicata n. 26 “Contrasto al disagio sociale mediante l’utilizzo delle eccedenze alimentari e non” di cui sono il primo firmatario.
Desidero raccontarvi con testi, immagini e video, l’esperienza vissuta durante quel periodo, le persone incontrate, gli enti e le associazioni no profit che mi hanno aiutato a capire più profondamente il tema, i colleghi con cui ho condiviso questo progetto e i professionisti che hanno generosamente fornito il loro supporto, nella speranza che la cultura del recupero e del dono possa occupare uno spazio sempre più ampio nella nostra società.
Qui il testo della Legge a cui ho lavorato
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Nel Maggio 2017 sono stato relatore del convegno "Evitare lo spreco alimentare e favorire l'economia: proposte e buone pratiche a confronto" con una relazione sulla Legge regionale "Contrsto al disagiosociale mediantel'utilizzo di eccedenze alimentari e non" dell'agosto 2015
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La questione degli sprechi rimane una sfida culturale prima ancora che economica. La legge regionale n.26/2015 va in questa direzione.
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Ho iniziato ad cuuparmi di eccedenze alimentari nel dicembre 2014. Da allora ho vissuto momenti molto intensi (come questo convegno del 2015) e confronti molto operativi (giugno 2015) fino all'approvazione della proposta di legge.Molto del mio lavoro di questi anni l'ho raccontato sui miei profili social, ma se ti va di conoscerlo possiamo parlarne direttamente.
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